Linee rosse delle democrazie liberali

linee rosse delle democrazie

Sul mio blog “il porco marginale.com” pubblicavo nel febbraio del 2019 due articoli sotto la categoria “Diritto” che avevo scritto in febbraio e marzo 2017.

In uno, intitolato “Rottura delle democrazie” riflettevo attorno alle situazioni politiche in alcuni Paesi dell’Europa e dell’America, ove si producevano significative degenerazioni di quei sistemi democratici, anche a causa delle dilaganti corruzioni e delle incapacità dei governi.

Nel secondo dal titolo “stress tests e sistemi democratici” insinuavo un uso similare di quella metodica, impiegata in ambito bancario, per valutare il grado di resilienza dei diversi sistemi democratici, a fronte di situazioni avverse , a carattere internazionale o interne.

L’intento, non puramente accademico, era quello di sperimentare l’introduzione di periodiche verifiche interne al singolo sistema col concorso delle opposizioni, per preservarlo suggerendo correzioni nelle governances, una sorta di ausilio al confronto democratico del sistema stesso.

Qualità delle democrazie

Ritorno sul tema a me caro della democrazia per soffermarmi su alcune indefettibili inerenti qualità e per sostenere che la carenza di esse induce e spinge il sistema a regredire verso inauspicabili regimi di dittatura.

Sono quasi due anni che si è imposta all’azione dei governi una emergenza sanitaria pandemica, la SARS Cov. 2, relazionata al coronavirus, che si assume essere dilagato dalla Cina e che ha messo a dura prova e in discussione quanto nell’intero pianeta connotava i differenti status quo, a fronte di centinaia di milioni di persone contagiate od ammalate e di oltre quattro milioni finora deceduti a causa della pandemia.

In quella parte del mondo a democrazia liberale, vale a dire in quella parte a cultura europea, ove essa è stata adottata , l’azione dei governi ha dovuto proporzionarsi con linee di condotta idonee a contrastare l’espandersi della pandemia , mantenendo entro limiti i condizionamenti all’esercizio specifico di libertà individuali e collettive.

Breve excursus

Primo fra i paesi europei il nostro sperimentò la gravità dell’impatto del virus; tralascio volutamente di considerare le inadeguatezze strutturali e di governance in alcune fasi della pandemia, volendo soffermarmi, in un breve excursus, se ci siano stati e se permangano possibili vulnera di diritti che la nostra Costituzione riconosce e protegge .

Sul cosiddetto lock down, dapprima circoscritto ad alcune zone, quindi a territori regionali, infine a tutto il territorio nazionale, l’intento manifesto ancorchè tardivo al manifestarsi dei contagi, fu quello di bloccare i contatti con i luoghi aggrediti in special modo dall’epidemia di Sars CoV 2 e fra le persone all’interno di essi.

Fu una quarantena territoriale e umana efficace al contenimento del contagio; dipoi con l’estendersi della pandemia, anche all’esterno del territorio nazionale, i provvedimenti di lock down, i divieti e gli obblighi diventarono sempre più allargati, induriti e duraturi.

Lo scenario cambiò verso l’estate 2020 quando i contagi e le morti scemarono drasticamente; lock down leggeri vennero mantenuti solo in alcune zone; con l’autunno, però ripresero in vigore provedimenti restrittivi e di rigore quando in una seconda ondata il coronavirus procurava un forte allarme con un crescendo di contagi e di morti.

In uno stato di emergenza da mantenersi ancor oggi e fino a tutto il 2021, irrompeva con forza a gennaio l’avvio della campagna vaccinale, grazie ad una prima disponibilità di vaccini approvati in via emergenziale, dalle diverse agenzie dei farmaci, offrendo una insperata via d’uscita dalla pandemia.

L’incerta iniziale organizzazione e i sia pur rari esiti infausti correlati presuntivamente alla vaccinazione, imponevano correzioni di rotta sulla distribuzione dei vaccini, sulla loro idoneità, sulle valutazioni attorno alle priorità di vaccinazioni, quindi sulle obbligatorietà conseguenti alle attività svolte.

Una migliore e puntigliosa organizzazione ha conseguito di vaccinare finora la gran parte della popolazione di età superiore a 12 anni recuperandosi pertanto una quasi normalità di vita personale e associata.

E’ in corso,ora, una seconda campagna vaccinale per rinforzare le difese della popolazione contro le varianti del virus, a cominciare dalle persone più anziane e più esposte alle aggressioni del contagio.

In tale circostanza così avversa come la pandemia Sars Cov .2 ritenuta dalla maggioranza dei virologi capace di apportare alti e duraturi livelli di mortalità in uno scenario non sperimentato e non prevedibile , il nostro Governo, stante anche la inadeguadezza del sistema ospedaliero intervenne con l’intento di frenare da un lato una infausta e generalizzata evoluzione della pandemia, dall’altro di contrastare un conseguente grave scadimento del sistema economico e del benessere dei cittadini.

E tutto ciò in aderenza alle decisioni e alle regole di condotta via via emergenti in ambito europeo e mondiale.

Critiche e discussioni

Tuttavia alcune determinazioni e procedure adottate nel nostro Paese sono state messe in discussione da più parti perchè ritenute prossime a gestioni da regime dittatoriale. Esse sono considerate estranee ad una gestione democratica dell’emergenza che pur imponeva provvedimenti ed iniziative urgenti e di rigore.

La carenza più avvertita è stata quella della quasi messa in quarantena dello stesso Parlamento, laddove, per contra, avrebbe dovuto continuare ad essere il primario luogo di dibattito e di decisione sulle determinazioni urgenti adottate dal governo.

E’ stato censurato che centinaia sono gli atti normativi per i quali il coinvolgimento delle camere è stato marginale a fronte di iniziative assunte solo da strutture amministrative, titolari di poteri speciali di ordinanze ,derogatrici alle stesse leggi nelle diverse materie; vedi per esempio quelli dati alla struttura della protezione civile.

Si osserva che la delega allargata e permanente al governo per contrastare le crisi sanitarie, sociali ed economiche collegate alla pandemia ha prodotto una sorta di mutazione della nostra democrazia parlamentare verso una di tipo presidenziale , anzi dell’unico uomo al comando.

E’ stato criticato che le decretazioni di urgenza, ancorchè previste nella nostra costituzione si siano susseguite, anche ad horas e a sorpresa dello stesso consiglio dei ministri e vengono enumerati i DPCM (decreto presidente consiglio ministri) i cui contenuti erano elaborati quasi in segrete stanze.

Ed ancora, è stato sotto critica che il mantenimento dello stato di emergenza, pronunciato per l’eventualità che la pandemia riproponesse scenari inconciliabili con la ripresa alla normalità è stato preteso e ottenuto per consentire, nei fatti, margini di governo autonomi rispetto al ruolo del parlamento.

E’ stato criticato e valutato negativamente come gli accentramenti di potere inusitati e assai poco partecipati, siano stati capaci di indurre provvedimenti di urgenza e atti amministrativi fortemente costrittivi nei confronti della popolazione, di permettere ingenti e non protocollari spese per acquisto di strumentazioni, apparecchiature e presidi ospedalieri o di uso comune, finanche di consentire esimenti da responsabilità penali per intere categorie di operatori sanitari.

Viene osservato come il cambio di governo e la formazione di una maggioranza quasi globale, abbia imposto di approvare in toto l’ azione dell’esecutivo, salvo modesti e ininfluenti distinguo.

Nel permanere della pandemia, pur fronteggiata dall’estesa vaccinazione, residuale è la opposizione politica, di una parte di popolazione restia a vaccinarsi, di una non trascurabile quota di giuristi e avvocati, di scrittori e filosofi.

Sotto speciale critica è la introduzione generalizzata del cosiddetto green pass, una sorta di lasciapassare comprovante l’avvenuta vaccinazione, senza il quale rimangono inibite alcune significative attività, compresa per ultimo quella lavorativa, a partire da domani 15 ottobre 2021.

Viene appuntato con forza la capacità discriminatoria di questo lasciapassare, in contrasto anche con la previsione normativa europea che detta la necessità di non discriminare nessuno, anche di chi volontariamente ed a suo giudizio non voglia vaccinarsi.

E’ una surretizia maniera di obbligare a vaccinarsi, senza che lo Stato si prenda la responsabilità per reazioni avverse procurate dai vaccini.viene gridato in manifestazioni di piazza e sono già stati dichiarati scioperi in diversi stabilimenti-

In tale contesto di acconsentimenti pressochè totali e di residuali dispute e avversioni, anche fra gli stessi cittadini, sembra che il Governo voglia mantenere le decisioni finora assunte e non rimettere in discussione alcunchè del suo operato, ad oggi. Vedremo presto quanto occorrerà.

Possibili vulnera e ripensamenti

Mi preme qui evidenziare alcune linee di condotta, determinazioni od omissioni dell’esecutivo, colludenti a mio parere col nostro sistema democratico, che hanno posto in essere in essere una sorta di superamento di linee rosse, non valicabili nemmeno in caso di gravi avversità pandemiche.

Impiego dell’esercito in armi sulle strade

Mi riferisco, per primo, all’impiego dell’esercito in armi, a presidiare strade e piazze per rendere effettivi gli ordini di lock down; ma la popolazione tutta è stata ed è vittima inconsapevole e innocente di una devastante epidemia pandemica sulle cui origini a lungo si è sottaciuto per motivazioni concertate col mondo scientifico, per inadeguatezza e finanche per ragion di Stato.

L’azione del Governo avrebbe dovuto essere quella di chiedere ai cittadini sostegno, collaborazione, aiuto e comprensione, non di sottomettersi alle normative di rigore con lo spauracchio delle armi imbracciate dai militari; contro chi, c’è stato da domandarsi, per caso contro i cittadini indifesi che non dovevano attraversare in quella domenica di Pasqua la piazza del duomo a Milano, magari per andare in farmacia?

L’impiego dell’esercito in armi è stato a mio avviso un imperdonabile vulnus della nostra democrazia che non può pretendere acconsentimenti a capo basso quanto piuttosto , ripeto, comprensione e coadiuvazione

Ridottissimo confronto di conoscenze nei media pubblici

Ed ancora, censuro fortemente il mancato o ridottissimo confronto sulle reti nazionali ( ritengo quale conseguenza di direttive di governo) fra scienziati in ambito medico epidemiologico, per far sì che tutta la popolazione acquisisse una migliore consapevolezza delle complessità legate alla pandemia.

Ciò ha dato la stura ad ogni sorta di notizie sui social spesso fasulle o tendenziosamente false, capaci in ogni modo di radicalizzare i pensieri, le convinzioni e le azioni.

Viviamo in tempi che reclamano conoscenze certe e consapevolezze cui proporzionare le azioni, sia da parte dello Stato che dei cittadini; abbiamo vissuto,invece, quasi due anni di cose non dette o dette male, di paure e di interdizioni spesso sproporzionate e, comunque, poco partecipate alla popolazione, se non sotto forma di ordinanze scaturite su indirizzi dati da organismi in riunioni criptate; salvo resoconti giornalieri dei contagi e delle morti, meri numeri privi di contenuti riferiti alle persone colpite dalla pandemia.

  Insufficiente reticente e contradittoria comunicazione

L’insufficiente o non disvelata comunicazione ha posto talora la popolazione in una condizione di incertezza e di sudditanza, per me un grave vulnus della nostra democrazia.

La forzatura alle campagne vaccinali con la previsione di gravi limitazioni future alla vita sociale per chi non accettasse di vaccinarsi doveva e poteva essere risparmiata attraverso una appropriata comunicazione.

Abuso di decretazioni e falsi presupposti

Per ultimo, ma non ultimo, segnalo quale grave vulnus la decretazione di un green pass a larghissimo impatto, contraddittorio e infondato nella sua supposta valenza antipandemica, supportato da dichiarazioni politiche quasi ricattatorie sotto il profilo morale per gli ancora reticenti a vaccinarsi.

Tale decretazione ha rotto, a mio parere, il patto fra Stato e cittadini, di azione di governo e di partecipazione consapevole, adattativa alle reali circostanze, per il conseguimento delle condizioni di benessere dei cittadini, nel rispetto delle elementari libertà individuali.

Utopie di buon governo?

Un buon governo riconosce i propri errori ed è pronto a rimodulare le proprie determinazioni.

Un buon governo democratico si rivolge a cittadini responsabili senza reticenze nascoste, e si sforza per evitare il sorgere di radicalizzazioni conflittuali.

Un buon governo sa distinguere fra agitatori di massa capaci di porre in pericolo la convenza e oppositori che insistono sulla inadeguateza o sull’erroneità delle determinazioni , omissioni, linee di condotta.

Un buon governo non adotta provvedimenti limitativi del dissenso di cui, anzi, potrebbe far tesoro.

Un buon governo comunica alla popolazione le risultanze cui è pervenuto attorno alla genesi della pandemia, investe nella ricerca che abbia esclusivamente finalità di benessere, intrattiene relazioni internazionali acchè le massime espressioni sanitarie in ambito mondiale siano organizzate in maniera efficace e scevra da condizionamenti per preservarci, in quanto possibile, dal dilagare di altre non contenute pandemie.

Allora sì che si sarà meritato un consenso orgoglioso di appartenza , di partecipazione, in sostanza un consenso in libertà.

Corralejo, Fuerteventura 14 ottobre 2021

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