finanza ed economia
Le ultime misure della BCE per fronteggiare la deflazione delle economie dell’Unione si possono così riassumere :
1)il tasso d’interesse generale viene fissato allo 0%
2) l’interesse sui depositi delle banche nella BCE scende ancora in territorio negativo, a -0,4%
3) viene facilitata la formazione di liquidità delle banche le quali, chiedendo denaro alla BCE non pagheranno interessi, anzi ne riceveranno
4) il volume massimo mensile di acquisti di debito, incluso quello di aziende private dell’area euro viene fissato, da aprile, a 80 miliardi di euro.
Sono misure che in un sistema capitalistico ben centrato fra struttura politica, banche, imprese e mercato avrebbero un effetto acceleratore dell’economia, già sperimentato durante la grande crisi del secolo scorso.
Esse, tuttavia, da sole potrebbero risultare inefficaci ed anzi, paradossalmente, rischiano di risultare dannosi nell’area economica dell’euro, a meno di urgenti aggiustamenti, condivisi, di politica economica ed a meno, nel lungo periodo di irrinunciabili riforme dell’impianto complessivo dell Unione e della rappresentanza democratica nei singoli Stati.
L ‘azzeramento dei tassi d’interesse, unito all’acquisto di debito beneficia le aziende e gli Stati che necessitano credito e rende più facili gli investimenti.
Le imprese
In un mercato globalizzato, tuttavia, le grandi imprese cui le banche sono più disposte a concedere crediti, e verso cui si dirigono gli operatori di borsa, trovano spesso più conveniente investire in aree del pianeta ove i fattori produttivi apportano quel surplus di profitto capace di estendere ed ingrandire le loro attività. L’area euro così dettagliatamente codificata spinge “de facto”le grandi imprese fuori da essa.
Le imprese medie e minori pur beneficiandosi dei bassi tassi d’interesse, dovranno confrontarsi con lo stato delle economie interne dei paesi in cui operano e dei commerci indotti dalle facilitate produzioni estere ove, nei medesimi settori, le imprese maggiori hanno investito. La inevitabile tendenza sarà quella di generalizzare la spinta all’ aggregazione di aziende, verso una dimensione multinazionale; gli esempi sono già molteplici.
Gli Stati
Anche gli Stati, fortemente indebitati, possono trovare grandi benefici dalle misure della BCE, nel senso che i risparmi nel pagamento di interessi consentirebbero, già nel breve periodo, la destinazione di maggiori capitali a investimenti pubblici.
Nel lungo periodo dovrebbe verificarsi l’abbattimento quantitativo del debito, a livelli accettabili di gestione , tendenzialmente omogenei in area euro.
Con questi auspicabili risultati conflittua, tuttavia, il sistema politico dell’area euro nel suo complesso e quello dei singoli Stati, finora dimostratisi non all’altezza della grave crisi di sistema che ha coinvolto le nostre economie.
Le vie d’uscita
Le vie di uscita laddove rivelatesi inefficaci sono state additate quali concause significative dell’arretramento e della stanchezze delle economie europee.
In effetti, le cosiddette riforme strutturali, vale a dire i compiti a casa assegnati a ciascuno Stato dell’area euro, hanno procurato “in itinere” non incidentalmente gravi effetti collaterali, soprattutto nel settore della occupazione e del welfare.
.Senza conseguire evidenti risultati di sviluppo delle economie, esse sembrano anzi avere apportato solo più diffuse povertà in un contesto di accentuate disuguaglianze sociali, arricchimenti èlitari, precarietà spinte in ambito lavorativo, disoccupazione giovanile a livelli allarmanti, ingiustificati e deleteri per un futuro comune europeo.
Il progetto disillude molti al punto che si andranno a referendare exita, il prossimo giugno quello della Gran Bretagna.
Certo non ha giovato l’incredibile inadeguatezza ad abbordare l’altra crisi sociale, umanitaria e politica, prossima alle frontiere europee , dei profughi dalle guerre medio orientali verso i paesi del nord Europa, con esodi biblici. Gli appuntamenti elettorali, temuti dai governi in carica, sono densi di incognite per la tenuta del progetto Europa e i primi risultati, anche all’interno degli Stati fondatori dell’Europa comune, promuovono idee populistiche, ultra nazionalistiche, in definitiva anti europee.
I governanti degli Stati, sollecitati dall’Unione a rafforzare le loro economie attuando riforme strutturali e ponendo in sicurezza l’impianto finanziario , hanno dato per scontato che la globalizzazione ,secondo gli schemi accettati e praticati quasi ovunque, sia il sistema entro cui decidere ed operare.
Forse per la consapevolezza che non si può né tornare indietro, né adottare aggiustamenti.
Adam Smith
Ma neanche Adam Smith avrebbe sostenuto oggi questi schemi.
Già 250 anni addietro egli sosteneva che uno dei presupposti per la crescita economica e l’arricchimento delle Nazioni derivanti dal commercio esterno era quello della reciprocità dei diritti dei popoli e la confrontabilità dei livelli di vita.
Il commercio estero poteva essere fonte di arricchimento, nel lungo periodo, solo se le condizioni delle relative popolazioni potevano confrontarsi paritariamente.
Miglioramenti possibili
Perchè le misure della BCE possano indurre miglioramenti stabili delle economie, dovrebbe essere consentito che gli aggiuntivi crediti siano diretti unicamente a investimenti in area euro verso progetti che rendano tale area più omogenea e confrontabile, a partire dall’ineludibile differenza nelle opportunità di lavoro dei giovani.
I cosiddetti fondi strutturali dovrebbero implementarsi notevolmente ed essere resi disponibili alle comunità locali.
Anche nell’utilizzo di questi fondi, tuttavia, la classe politica e gli amministratori pubblici si sono rivelati in diversi Paesi dell’Unione, incapaci e corrotti.
Questi fatti hanno concorso a dilapidare risorse,a incrementare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, in definitiva anche di quelle europee.
V’è l’esigenza che si portino avanti buoni progetti in ogni parte dell’Unione, specie se le risorse disponibili saranno ingenti.
Le regole di rappresentanza nella U.E.
Occorre riflettere se l’attuale struttura di rappresentanza dell’Unione funzioni o no.
E’ necessario un rafforzamento delle regole che assicuri, già a livello delle comunità locali, quindi nelle istituzioni superiori, il diritto dei cittadini all’accesso a pubbliche responsabilità.
Si avverte l’irrinunciabile esigenza di ricambio nell’esercizio del potere pubblico, la qualificazione e unificazione delle reti burocratiche, la unificazione dei sistemi fiscali e dei controlli.
Esercizio dei controlli sui singoli Stati
Essi dovrebbero essere esercitati da autorità terze rispetto ai singoli Stati.
Organi nominati in ambito europeo, che rispondano ai criteri posti dal Parlamento europeo per il conseguimento di obiettivi funzionali al rafforzamento e confrontabilità delle economie e delle attività pubbliche dei singoli paesi. Una piccola rinuncia di sovranità, per il conseguimento di un progetto d’Unione ricco di benefici.
La confrontabilità delle economie nelle diverse regioni dell’Unione svilupperebbe I commerci e gli interscambi in ogni settore di attività, con vantaggi nell’area, già bastanti per un suo sviluppo completo e sostenibile.
Promozione del lavoro per i giovani
Promuovere il lavoro in ogni sua espressione e, specialmente dei giovani, è il primo e insostituibile valore aggiunto che occorre rinvenire nel finanziamento dei progetti. In esso si trova la chiave dello sviluppo della economia europea, in competizione mondiale.
Per raggiungere questo risultato, ricco di successi, se si guarda alla storia buona dell’Europa, occorre prescindere dagli schemi del semplice conseguimento dei migliori profitti.
Occorre consentire un’area europea ove le opportunità di lavoro non siano sotto la deregulation cui si guarda nelle attività imprenditoriali e dei rapporti di impiego, quasi fosse il tocco magico di risanamento delle economie.
Un’area che rifugga dalle scorciatoie di arricchimento, a danno di altre popolazioni esterne all’Europa, inizialmente, ma già ora e con la massima evidenza, a danno delle nostre.
Ove il libero scambio sia accettato e anzi promosso ma con parità pretese di condizioni nelle attività delle imprese, degli occupati e , in definitiva, dei cittadini ovunque le economie dell’Unione abbiano relazioni.
Iniziative congiunte e condivise di politica economica, proprie dell’area europea sarebbero capaci di dare alle misure della BCE quell’efficacia auspicabile di stabilità sociale e di sviluppo economico omogeneo.
Migliorare gli effetti della globalizzazione
Può l’Europa, da sola, contribuire a migliorare gli effetti della globalizzazione?
Essa ha la potenzialità di riunire quanto di meglio caratterizza l’umanità di oggi.
Ma potrà esprimersi pienamente se si perseguirà l’inversione di rotta in cui essa si ritrova al suo interno e nostro malgrado: occorre che la grande finanza sia rivolta nuovamente all’economia e non a se stessa in un processo di iperbolica produzione di denaro.
Occorre che essa ne sia strumento di sviluppo non che essa ne sia la padrona.
Sapranno i rappresentanti degli Stati essere pragmatici e non reticenti, per supposti interessi nazionali?
Converranno almeno sul punto che l’estrema accumulazione di risorse finanziarie in mani di pochi soggetti ha prodotto, anche in Europa, erosione nel benessere e nella coesione delle popolazioni e rischio attuale di rinuncia, consapevole o indotta al progetto europeo, di benessere e di coabitazione pacifica, mai sperimentata fino al secolo scorso?
Sapranno proporre nuovi ed efficaci percorsi alternativi di politica economica?
Conclusioni
E’ da concludere, forse, che ormai il sistema finanziario-capitalistico ha talmente avviluppato e determinato le possibili scelte che anche in grandi area sviluppate del pianeta com’è l’Europa non sia più possibile prescindere dalle sue regole e che la prossima tappa debba necessariamente essere quella di Orwell?
L‘Europa dei popoli, (non degli esecutivi apparentemente rappresentativi) può trovare negli strumenti di finanza comune, un grande impulso alla sua affermazione ed anzi al suo allargamento verso aree che si considerano ad essa opposte, per fatti storici e per decisioni talora estranei agli stessi ambiti europei (vedi il caso Russia).
Allargamento con progetti di collaborazione e di pace, di sviluppo e interscambio economico ovunque vantaggiosi.
La BCE dovrebbe convertirsi nello strumento operativo dell’Unione con l’unica avvertenza che essa sia a servizio del progetto Europa, voluto e votato dai cittadini in essa confluenti.
Non ci sarebbero spinte agli exita bensi progettualità da costruire, sul modello europeo, ovunque nel pianeta.
14 marzo 2016