Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani (30 luglio 2017)
Celebrare questa giornata ripetendo basta, che la tratta interroga le nostre coscienze etc. etc. con un occhio speciale a quanto avviene fra l’Africa subsahariana, la Libia, il Mar Mediterraneo, l’Italia e l’Europa.
E’ questo l’insopportabile lemma che viene ripetuto con unisona voce da governi e autorità, finanche da Papa Francesco. Ma, proprio guardando all’immigrazione dalla Libia, il richiamo suona vuoto, contraddittorio e controproducente.
Riflessioni sulla tratta
La tratta presuppone la violenza, la messa in schiavitù, quanto meno la forte costrizione fisica e morale. Ma se noi guardiamo i migranti di quelle aree, essi aspettano solo di essere riscattati dalle navi e alzano il pollice al loro arrivo, consapevoli di aver vinto la sfida.
Essi hanno percorso tragitti inaccessibili e pericolosi, si sono imbarcati su fatiscenti gommoni ed hanno pagato in dollari l’intermediazione dei mercanti, su terra ferma e su mare.
Senza questa intermediazione ma con una migliore organizzazione dei migranti stessi, ci sarebbero strade e percorsi marini più sicuri.
Una sorta di autogestione della migrazione porterebbe ad evitare i morti nel deserto e per mare; arriverebbe quindi, il riscatto da parte dell’Europa e i migranti sarebbero in porto salvo senza il tributo in vite umane.
Solo una questione di auto organizzazione, utopistica da un lato, apertamente conflittuante con i Paesi d’Europa, dall’altro, con o senza l’appoggio delle ONG.
Si parla di tratta perchè l’intermediazione fa arricchire i mercanti che intercettano i bisogni estremi dei migranti; come si chiamerebbe la situazione così come siamo abituati a vederla, se ci dicessero che gli intermediari sono solo dei volontari animati da generosità e altruismo?
La grande menzogna
Questa è la grande menzogna dei nostri tempi, guardando nello specifico dell’immigrazione africana: introdurre concetti di supposta alta solidarietà per stigmatizzare i lauti profitti nell’intermediazione del fenomeno migratorio ma avviando conseguenti azioni di contrasto e respingimento.
Ma nei comportamenti generosi e gratuiti dei volontari ci sarebbe la stura per una pacifica e incontrollabile immigrazione invasiva dall’Africa verso l’Europa.
Pertanto altre strade sono da seguire volendosi arginare tale fenomeno .
L‘Europa forse si appresta ad affrontarlo, con presenze militari, armamenti lungo i confini marini, accordi bi e plurilaterali. Si starà a vedere, ma per favore non chiamiamola azione di contrasto alla tratta di esseri umani, bensì messa in atto di misure contro l’immigrazione africana verso l’Europa.
Azioni coerenti
Basterebbe dirottare le partenze dalla Tunisia, al confine ovest della Libia; in una settimana sarebbe stroncata la tratta perchè verrebbe sostituita da traghettamenti appositi approntati dall’Europa o dall’ONU, occorrendo un’azione più globale.
Questo, tuttavia, innescherebbe congiunte aspettative di interventi analoghi in diverse parti del pianeta; quale governo nazionale sarebbe in grado di offrire adeguata azione di trasporto sicuro, accoglienza etc?
Solo un accordo globale sulle migrazioni potrebbe avviare una regolata azione di allineamento ed aiuto sulle situazioni di maggior disagio o profonda sofferenza di popolazioni.
E’ chiaro a tutti che una congiunta politica di convivenza comporterebbe la rinuncia progressiva al business degli armamenti.
Ma sappiamo pure che “pecunia non olet” e che noi tutti siamo immersi fino al collo nelle politiche di una finanza globale che prescinde dagli aspetti morali nell’economia. E non si muove nulla, anzi con la scusa della sicurezza, gli investimenti nel settore bellico ed il commercio delle armi si accrescono di anno in anno.
Con buona pace delle nostre coscienze.
30 luglio 2017