nebbie

Corruzione delle coscienze

Il trucco sulle auto diesel Volkswagen

L’occasionale scoperta negli States che su alcuni modelli diesel di auto Volkswagen era stato impiantato un software capace di “imbrogliare” i tests sulle emissioni nocive ha suscitato reazioni apparentamente indignate a livelli istituzionali e commenti di sfiducia delle associazioni dei consumatori.

Il titolo è crollato in borsa, perdendo in due giorni il 35%; le altre marche solo il 9%.

Si prevedono multe miliardarie per la casa tedesca ed il danno di immagine sarà probabilmente durevole allargandosi ad altri settori del made in Germany.

C’è anche chi esprime una mal celata soddisfazione per questo tonfo il quale smentirebbe che in Europa per avere esempi di buona governance nei diversi settori della vita pubblica e privata, occorre guardare alla Germania, icona del lavoro ben fatto, della responsabilità, dell’ affidamento.

In tal senso la Volkswagen ed i suoi prodotti erano indicati anche a livello istituzionale come identificativi dell’essere tedesco.

Considerazioni

Non sono interessato a queste speculazioni ed alle temibili conseguenze sul mercato dell’auto.

In poco tempo questi fatti saranno macinati, cambieranno le metodiche di controllo, verranno accettati livelli di inquinamento più abbordabili, le perdite finanziarie saranno ripartite ed altri cominceranno a guadagnare…

Mi interessa, qui, pormi una domanda e proporre delle risposte, suscettibili di essere indagate per finalità operative, nel sistema di vita occidentale che ci accomuna e che vorrebbe imporsi, “democraticamente “ in ogni parte del pianeta.

La domanda è: come è potuto succedere che all’interno della Volkswagen ed anche del settore multinazionale dell’auto, centinaia, se non migliaia di operatori , quali i progettisti di sistemi, gli ingegneri meccanici, gli addetti al montaggio, i controllori e certificatori , abbiano fatto muro silente su questa ingente truffa commerciale e ambientale?

Coscienza individuale e coscienze collettive

Per venirne a capo forse occorre riflettere attorno ai processi di formazione e di deterioramento delle coscienze individuali e collettive.

In esse sono annidate le basi del pensiero e dell’agire, si avviano, si sviluppano e si consolidano le diverse culture ove trovano espressione valori condivisi che, in definitiva, sono identificativi della specifica appartenenza sociale.

Così, il senso del dovere e della responsabilità individuale,l’attitudine alla ricerca ed allo studio, il rigore e l’impegno nel lavoro, la conservazione del territorio, la equiparazione degli interessi individuali e delle comunità, la propensione alla cooperazione ed alla solidarietà, l’accettazione di sistemi culturali esterni possono rinvenirsi più diffusamente in una popolazione, piuttosto che in un’altra.

Nel deterioramento culturale un processo opposto si insinua e si allarga corrompendo, in una o più generazioni coesistenti, quelle medesime coscienze.

All’interno di quelle stesse società ed anche nelle relazioni internazionali rimangono a lungo gli stereotipi ed essi vengono mantenuti ad arte, se proficui.

Su questi binari correva, finora, la pubblicità delle auto tedesche.Una già nota donzella delle sfilate di moda con la semplice frase “è tedesca” garantiva le qualità di un modello di auto: la sigla finale, recitava addirittura “wir leben Autos”.

Vite truccate

Ma milioni di auto truccate suggeriscono ora che quella vita stessa è truccata.

Un grande paradosso da cui la pubblicità si è subito distaccata, non diffondendo più i messaggi, poiché le menzogne ormai messe a nudo sono commercialmente insopportabili.

Il CEO della Volkswagen , certo ingegner Winterkorn si è dimesso a pochi giorni dalla denuncia dei fatti, professando nondimeno che non sapeva nulla dell’imbroglio.

Passava per essere un manager scrupoloso e inflessibile nel voler migliorare le performances delle auto del gruppo, anche nell’ambizioso progetto di farlo divenire il più grande produttore di vetture al mondo, obiettivo raggiunto l’estate scorsa.

Sembra, tuttavia, che lo stesso Winterkorn si fosse a più riprese rivolto ai legislatori del settore auto, perchè allentassero le pretese a proposito della necessità di riduzione delle emissione nocive, stante la crisi economica….

E già alla Volkswagen erano pervenuti due avvisi circa la scorrettezza posta in essere mediante il software.

Mentre questo “ signore” veniva ricompensato con oltre 16 milioni di euro all’anno, altri managers, dirigenti, quadri e operai ottenevano abbondanti benefits annuali extra salariali per aver conseguito gli obiettivi . Quanto di meglio?

E nel momento della débacle gli operai si sono dichiarati disposti a fare sacrifici perché sono debitori verso la Volkswagen del loro stato di relativo benessere.

Riassumendo

Questa multinazionale, che raggruppa dodici marche di auto vuole essere la prima; consegue il risultato, ma con l’inganno.

I tecnici e gli operai lavorano al meglio delle loro possibilità, magari sono anche schiettamente solidali con i compagni della squadra, ma non si chiedono a che servono quei sofisticati software, è un argomento che non pretendono di approfondire.

La Volkswagen è un buon datore di lavoro, anzi il propiziatore di quel piccolo benessere che appaga e allontana le domande che potrebbero procurare situazioni scomode.

Perché farsi carico della qualità e destinazione del prodotto, anche quando esso sia idoneo a procurare danni alle collettività?

Pretese scorrette di un sistema corrotto

Nel sistema di democrazia delegata e parcellizzata é richiesto che si operi nella cornice degli schemi operativi e dell’insieme normativo.

Ne deriva che ciascuno ha la coscienza a posto, ritiene di aver fatto il proprio dovere, ma il risultato é talora devastante, essendosi smarrita la consapevolezza che l’interesse individuale si consegue nell’alveo dell’interesse generale, già chiamato bene comune.

Caratterizza la nostra democrazia occidentale la progressiva esautorazione dei singoli e, conseguentemente delle popolazioni dalle scelte che più da vicino le coinvolgono.

Nuove nobiltà del sapere tecnologico e del potere si sono insinuate consolidando derive oligarchiche multinazionali che condizionano facilmente gli organismi rappresentativi quando decidono le normative.

Deficit di valori

E’ questo il vero deficit della democrazia occidentale che, mentre induce ciascuno a comportarsi secondo le normative e ne sanziona le deviazioni, ha consentito l’atomizzazione delle responsabilità individuali, nell’ambito della organizzazione sociale e del lavoro.

Tale deficit ha spinto i cittadini a rifugiarsi nel proprio privato, essendo irrilevante il loro ruolo a fronte di corruzioni, incapacità e abusi pubblici e privati; la corresponsabilità è divenuto un concetto estraneo, nelle istituzioni ancor prima che nei diversi sistemi.

L’ abbandono delle ideologie ha dato la stura, in carenza di solidi obiettivi sociali condivisi, alla rincorsa di soddisfazioni personalissime, il successo, la notorietà, il superlativo benessere.

Il conseguimento di tali obiettivi è ormai quasi prova etica del buon agire e della propria plusvalenza rispetto agli altri.

Non altrimenti è da valutare la mancanza di critica sui guadagni e sulle remunerazioni delle oligarchie pubbliche e private ; purchè governino “bene”; purchè assicurino alle aziende successi economici e finanziari; purchè sappiano fare “bene” le loro professioni.

Così, non si sa mai, anche noi, al loro posto godremmo degli stessi benefici e saremmo legittimati a pretendere, sempre di più, in una sorta di congiura dei poteri dei privilegiati.

Allora non occorre interrogare la propria coscienza, il sistema ci ricompensa e siamo nell’alveo buono, nonostante che quasi ovunque le società collassino, sotto il peso delle stesse organizzazioni, non più gestibili.

La tecnologia avanzata ha dei grandissimi pregi potendo servire l’intera comunità umana; può tuttavia porre le basi di un progressivo asservimento generalizzato, difficile da scrollarsi; che fare , dunque?

Negli infiniti dibattiti attorno alla crisi economica insorta negli States e sfociata in Europa con le conseguenze che tuttora permangono, passati 7 anni , si suggeriscono iniziative e provvedimenti a volte reciprocamente escludentesi su come uscirne.

Tecnologie e metodi organizzativi della produzione e del lavoro

Ritornare agli schemi organizzativi e di lavoro, prima della globalizzazione, appare obsoleto e decisamente controproducente.

Le aree di libero scambio allargate già permettono il prevalere delle economie ad alto contenuto tecnologico; finora esse si reggono su sistemi che si dichiarano democratici, su sistemi che si sono sviluppati nel cd mondo occidentale.

Ma le tecnologie possono trovare impulso anche laddove gli ordinamenti sociali e politici si dichiarano ostili a quei sistemi ; il rischio di confronti globali non è da scartare, a meno che…

Rinnovare le virtù civiche

A meno che rinnovate virtù civili siano riconosciute, tutelate e premiate.

A meno che rinnovati diritti individuali e delle popolazioni, oltre a quelli enunciativi della democrazia occidentale, si innestino nella gestione della cosa pubblica, tramite sistemi socio-economici, politici ed elettorali che promuovano il confronto, la valorizzazione e la messa in comune delle conoscenze e delle risorse.

L’inadeguatezza degli attuali sistemi organizzativi del mondo occidentale si rivela nella desolante crescente precarietà del lavoro che per chi non si trova nel giusto alveo é “poco, malpagato e a termine“.

E’ la riproduzione di uno schema di rincorsa a risparmiare denaro, tipico di un mondo fatto di padroni e di prestatori d’opera, ove solo il profitto, possibilmente crescente é la dinamo che fornisce energia al sistema.

E’ una sorta di rincorsa pazza alla super produttività a fronte di milioni di persone che non trovano lavoro; quasi che gli umani siano sovrabbondanti nel nostro pianeta, rispetto alle cose che necessita fare.

E, nei fatti, metà della popolazione mondiale rimane ai margini delle attività, delle conoscenze e dello sviluppo, sopravvive nella penuria dei beni essenziali, tagliata fuori dalle rotte dei mercati.

In estrema sintesi , umanità terricola stanziale o vagante per questo pianeta, sovrappopolato, malcustodito e carico di incognite.

Venirne a capo presuppone , forse, andare oltre i fatti contingenti e reimpostare il nostro modo d’essere e di intendere il vivere individuale e collettivo.

Nel prossimo futuro nano softwares saranno in grado di individuare e correggere difetti genetici e gli organismi geneticamente migliorati degli umani si spingeranno verso mete ultra planetarie; sono solo sussurri, per adesso. Altri vedranno.

Mi piacerebbe, al momento, avere la piccola certezza che non siano già stati installati permanenti softwares omologativi nelle nostre coscienze .

Che negli spazi non ancora intasati ,noi, umani già chiamati alla vita, possiamo immettere e aggiornare sistemi operativi di sana cooperazione e di utile convivenza.

Ove efficaci programmi si rendano disponibili, fin dall’immediato, contro i numerosi virus che il sistema della più spinta competizione subdolamente ci invia, cookies per un supposto insostituibile e irrinunciabile benessere individuale.

11 ottobre 2015

Come dovevasi dimostrare: 23 ottobre 2015

Sul El Pais, pag 46: “Alemania presiona para reducir los controles de contaminacion en los coches”.

In sintesi: Berlino non vuole imbrogliare.

Le verifiche degli inquinamenti si facciano pure su strada anzichè in laboratorio, ma i limiti del biossido di azoto già pretesi dalla Commissione europea dovranno essere raggiunti, non prima dei prossimi 5 anni.

Sulla stessa linea gli altri paesi produttori di auto diesel, che anzi chiedono margini di scostamento ampli, nel periodo transitorio.

L’adattamento alle nuove regole richiede tempo e investimenti; diversamente, la produzione dei motori diesel risulterebbe penalizzata , con ripercussioni negative nel comparto economico.

Che aggiungere?

Si troverà, sicuramente, un buon accordo, si dirà che la ricerca è andata avanti, che i nuovi modelli diesel sono rispettosi dell’ambiente (di quale ambiente?), etc etc.

Dunque, non era nudo solo il re, anche la corte era nuda ed ora tutti insieme reclamano tempo per preparare i nuovi vestimenta, che saranno belli e ammirabili.

Direbbe un mio amico, più vecchio di me: ma non prendiamoci per il c….

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