competizione fra sistemi

Dove vanno a finire i crediti difficili?

Permane la crisi di sistema

In Italia la crisi economica e finanziaria dura ormai da un decennio. Il PIL è retrocesso agli anni ’90 ed ha perduto circa il 25% del suo ammontare.

Tiepidi indici positivi sono contraddetti da un debito pubblico in espansione oltre una soglia che ai tempi della crisi in Grecia si considerava insuperabile, pena il default del sistema economico .

Quantitive easing

Ad attenuare gli allarmi sono i bassi interessi che l’Italia andrà a pagare anche in conseguenza degli interventi della BCE che si e’ inserita nel mercato acquistando a man bassa titoli pubblici emessi dagli Stati europei e finanziando a tassi negativi le entità finanziarie.

Tali interventi mirano a sostenere il credito e ad avviare una prudente inflazione attorno al 2% annuo, in definitiva a far uscire l’Europa dalla stagnazione, manipolando le disponibilità finanziarie del sistema,

Carenza di occupazione e lavoro

L’euro e’ divenuto competitivo rispetto al dollaro, avendo perso il 15% ma l’economia non accenna a liberarsi solidamente dalla crisi, specie nei territori del sud Europa.

Uno dei parametri sotto analisi e’ il tasso di occupazione che non accenna ad aumentare significativamente, posto che le politiche del lavoro hanno apportato ovunque precarietà diffusa nell’occupazione, deroghe generalizzate agli standards salariali dei contratti, confermandosi peraltro la spinta alla delocalizzazione delle imprese.

Gli Stati stanno correndo ai ripari ove le tensioni sociali, lungamente sopite, accennano ora a manifestarsi. Il problema della carenza di lavoro e di occupazione qualificata permane come il problema più urgente, ineludibile da qualsiasi governo della UE anche laddove sembra assicurato un sufficiente livello di Welfare.

Europa dopo la Brexit

La Brexit e’ stata una svolta negativa nella costruzione di una Europa piu’ integrata.

Essa potrebbe tuttavia essere considerata come circostanza inaspettata che costringerà gli altri 27 Stati aderenti alla UE a rivederne il funzionamento nell’inderogabile esigenza che essa sia espressione più vicina, politicamente, alle popolazioni dell’area.

In essa si paventano, invece, ulteriori distacchi o forti prese di distanza dal lavoro del Parlamento e dalla Commissione, nei diversi campi d’interesse, primo fra tutti come far fronte all’inevitabile spinta migratoria da paesi del medio oriente e dall’Africa.

Situazioni economiche e sociali complesse

Una situazione complessa nella quale urge prendere posizioni unitarie e gestire in un sentito comune aspetti economici, finanziari e sociali del sistema.

Le spinte populiste che hanno aperto la strada alla presidenza di Donald Trump negli USA sono temute anche per le elezioni nel prossimo anno in diversi Stati dell’Unione.

A fronte dei percepiti malesseri delle popolazioni in Europa, quali precarietà nel lavoro, insicurezza per conflitti indotti da scontri di culture, religioni e allargamento delle disuguaglianze, si avverte l’inadeguatezza delle azioni politiche per un progetto duraturo di benessere delle popolazioni.

E le differenze nelle economie dell’Unione non tendono a diminuire.

Sistema bancario in Italia

Nel sistema economico italiano una delle conseguenze nefaste della crisi e’ il difficile rientro nelle entità bancarie di un ammontare enorme di crediti, in special modo dati alle imprese. Viene stimato che siano più di 300 miliardi di euro.

La BCE si mosse all’inizio della crisi, unitamente alla Germania, nel verso di pretendere dagli Stati politiche di riforme e di austerità, di rientro del debito, di riduzione del fabbisogno, ponendovi anche vincoli a valenza costituzionale.

In Italia sono stati seguiti gli indirizzi UE, con misure che hanno coinvolto il sistema del Welfare, delle pensioni, della previdenza, dell’occupazione e del lavoro.

Nel complesso le cose non sono migliorate per le famiglie che hanno visto compromesso in parte il potere di acquisto ove la disoccupazione spinta dei giovani hanno imposto intrecci di solidarieta’ fra generazioni o fuga dal Paese (si stima che tuttora circa 80 mila giovani emigrano ogni anno in cerca di una occupazione).

Il sistema bancario ha cercato di trattenere l’erogazione di crediti alle imprese, nella crescente incertezza economica e nella invarianza delle speculazioni finanziarie, capaci di mangiarsi l’intero sistema economico di un Paese.

Le cd sofferenze bancarie e i rischi di default

Ma i nodi delle sofferenze bancarie sono venuti al pettine, coinvolgendo via via le piu’ grandi entità finanziarie.

Ora il Governo ha cercato di evitare collassi rovinosi attingendo a 20 miliardi di euro di ulteriore debito da rendere disponibile per la capitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena, dell’Unicredit e di altre banche minori. Nell’intento dichiarato di salvaguardare il piccolo risparmio di migliaia di persone.

L’UE contrastera’ verosimilmente questi aiuti al mercato, l’Italia apporterà le sue ragioni.

Si andra’ avanti ancora un bel po’ ed alla fine ci sarà un reddere actionem: ma a chi? Alla popolazione tutta che si vedrà gravata di ulteriori debiti? Ma venti o piu’ miliardi di euro a fronte di un debito di oltre 2.200 si presenta come ben poca cosa.

Intanto, finchè la BCE compra titoli di Stato l’operazione e’ possibile ed il default , sia bancario che statale e’ rinviato.

Altri aspetti dei problemi bancari

Occupiamoci di dare risposta, ove possibile, alla domanda del come sia possibile recuperare i crediti via via dati alle imprese, inventando se occorra furberie normative tipicamente latine.

E’ chiaro che non rientrando somme cosi’ ingenti di crediti, le entità bancarie, ancorchè multinazionali, rischiano di collassare.

Tale pericolo e’ visto dalle autorità della BCE e dagli Stati come il massimo pericolo da evitare. Le iniezioni di liquidità continua e a buon mercato mirano ad evitare che il pericolo muti in realtà.

Perchè quando le entità sono too big to fail, occorre inventarsi di tutto pur di mantenerle in vita: si tenta la ricapitalizzazione privata, ma i risultati sono scarsi. Dunque, deve intervenire la mano pubblica la quale, però non disponendo direttamente del denaro occorrente, se lo deve procurare incrementando il debito. La BCE gli assicura il flusso di denaro ma la Commissione vuole che gli aiuti non siano discriminatori.

Un gioco delle parti pericoloso e instabile.

Una politica matura e capace , fiduciosa che le regole del mercato siano da ossequiare e riconfermare, non inventerebbe mezzucci normativi, destinati peraltro a complicare le cose, pur assicurando un salvataggio momentaneo.

Il fallimento di banche non si differenzia in niente rispetto al fallimento delle imprese; anche il fallimento degli Stati dovrebbe essere considerato come evento possibile, quando sia stata posta fiducia nelle regole del mercato. Evidentemente esse valgono a corrente alternata e non per tutte le attività.

E’ inequivocabile che tali nefasti risultati sono anche conseguenza dell’immenso potere finanziario in poche mani rispetto all’economia globale .

E’ questo, in assenza di regole adeguate, che in definitiva ha portato al collasso di economie e di organizzazioni istituzionali, ivi compreso il sistema democratico, ove sia mai fermamente esistito.

Bad companies e nuove entità di recupero crediti

Dunque, si inventeranno bad companies a gestire crediti che le banche considerano inesigibili, ma tali crediti, che saranno valutati miseramente a fronte del loro ammontare iniziale, ben poca cosa potranno fare per ricapitalizzare le banche.

Le nuove entità o agiranno da sole o immetteranno nel mercato i crediti acquistati e chi li avrà comprati si troverà ad impattare nelle concrete realtà delle aziende.

Cosa dovranno fare per riscuotere i crediti, che non potevano fare le banche? Chi acquisterà i crediti avrà una diversa organizzazione per convincere con le buone o le cattive le imprese ancora esistenti o venderanno i cespiti residui in una rincorsa alla speculazione e all’accaparramento.

Risultato finale

Non credo che il risultato finale sarà esemplare per una economia di mercato ove l’azione politica, italiana ed europea, continua dimostrare inadeguatezza e incapacità nel far fronte alla complessa situazione economica e sociale in cui le popolazioni si trovano.

25-12-2016

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *